La musica è una parte fondamentale delle nostre vite, spesso la colonna sonora dei nostri ricordi, dei nostri eventi più importanti – belli o brutti che siano. A tante canzoni o a motivetti associamo i momenti cruciali che ci hanno reso quello che siamo. Per tanti la musica è anche un modo di viaggiare, proprio come lo è la letteratura: una via per vivere altre vite, altre storie, per immedesimarsi e sentirsi meno soli. La musica è infine uno strumento educativo di cui solo recentemente stiamo scoprendo tutto il potenziale.
Siamo ormai abituati da quasi un secolo a parlare di generi musicali, ma la storia della musica ha inizio ben prima che si cominciasse a inquadrarne le strade. Essa proviene da una sfera più antica e autentica, da riti tribali e religiosi, da ritmi e rumori primordiali utilizzati per veicolare un’ampia varietà di messaggi.
Ha senso parlare di storia della musica?
La musica ha un vero inizio? Non abbiamo una risposta certa a questa domanda sulla sua storia, ma possiamo provare a formulare alcune ipotesi. Innanzitutto, va detto che l’udito è uno dei sensi più importanti, grazie al quale possiamo comunicare e metterci in salvo da eventuali pericoli; in secondo luogo, abbiamo conoscenza di alcune incisioni risalenti a 20 mila anni fa: le prime sembrano mostrare delle attività musicali la danza, le seconde raffigurano uno strumento ad arco.
Il suono della natura
Molto dipende da cosa intendiamo per musica: la natura ha un’ampia gamma di suoni che ogni giorno raggiungono le nostre orecchie: la pioggia che batte, il vento che sibila, i tuoni che esplodono in lontananza, l’andirivieni del mare e l’infrangersi delle onde; poi ci sono i suoni degli esseri viventi. Ci sono i versi degli animali, il nostro respiro, il misterioso battito del nostro cuore.
Insomma, è difficile pensare che la musica sia nata d’improvviso, perché forse è sempre stata “dentro” il mondo. Immaginiamo di essere uno dei nostri antichi progenitori, di trovarci all’entrata di una caverna, il buio di fronte a noi, e di cacciare un urlo; l’eco prodotta è mistica, religiosa, musicale.
Il suono dei popoli antichi
Difatti, i popoli antichi hanno interpretato il suono come energia: i Babilonesi l’hanno codificato nelle loro scoperte astronomiche e matematiche, gli antichi Greci l’hanno reso alla stregua della poesia, perché pensavano che avesse effetto sia sulla mente razionale che sull’anima; per Platone era chiaro il ruolo fondamentale della musica nell’educazione morale e civile del suo popolo.
Diverso il discorso per i Romani, attratti per lo più dal senso ludico del ritmo: così la musica accompagnava le esibizioni teatrali e militari per aumentare l’appagamento di tutti i sensi. Fu poi il Cristianesimo a riportare la musica verso la sua interpretazione più mistica, con i famosi canti gregoriani che permettevano ai fedeli di avvicinarsi ancora di più a Dio.